Nel 2006 il consorzio ASI, che a nome del Comune, della Provincia e dalla Camera di Commercio di Benevento gestisce la zona industriale, assegna l’area in questione alla Luminosa senza tener conto che quella zona è considerata dalla Regione Campania un “corridoio ecologico” e dunque non è edificabile. Inoltre, sempre la Regione, prevedeva per le aree campane interne una sola centrale a turbogas, quella di Flumeri, in provincia di Avellino. Interviene anche la Commissione ministeriale di Valutazione d’Impatto Ambientale che dà parere favorevole a condizione che la Luminosa fornisca il calore prodotto alle aziende già presenti nell’area, le quali, rinunciando ai propri impianti di riscaldamento, ridurrebbero le emissioni nocive nella zona. Eppure nel progetto della centrale la rete per la diffusione del calore non era prevista e le aziende locali si dichiararono fin da principio indisponibili a rinunciare ai propri impianti.
Quando nel 2008 arriva anche il decreto ambientale del governo, che ratifica la relazione VIA, cominciano le proteste degli ambientalisti beneventani che costringono Comune e Provincia a dare parere negativo alla centrale. I Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, però, ignorano sia le proteste che le delibere.
La libera espressione di dissenso è censurata durante la notte, quando il capo della squadra mobile di Benevento ha fatto sequestrare lo striscione. Il magistrato di turno convalida il sequestro, ma non potendolo giustificare per “affissione vietata”, che prevede solo una multa, si inventa una presunta diffamazione. Non c’è nessuna denuncia di parte ma c’è un indagato, Gabriele Corona di Altrabenevento, che dovrà attendere 90 giorni per una eventuale querela. Proprio nei prossimi 90 giorni, mentre cioè gli ambientalisti dovranno stare attenti a possibili denunce per diffamazione, regione e ministero decideranno se concedere o meno le autorizzazioni definitive.