Sole, vento e una forte puzza di monnezza
Parli di energia pulita e, manco a farlo apposta, ti trovi ad aver a che fare con personaggi opachi e business molto oscuri.
E’ una costante. Così come è una costante che politici e industriali facciano sistematicamente finta di non sapere con chi hanno a che fare. Così oggi vorrei iniziare a tratteggiare il caso di Pietro Colucci, presidente di Fise-Assoambiente (Confindustria), nonché proprietario, presidente e amministratore delegato di Kinexia (la ex Schiapparelli, società quotata in Borsa) e con interessi in molteplici società.
Dieci anni dopo, nel 2007, lo stesso Pietro Colucci viene chiamato in Commissione rifiuti in qualità di presidente di Fise-Assoambiente per tratteggiare la situazione e le criticità della raccolta degli imballaggi in Italia. E sempre per il suo incarico confindustriale pochi giorni prima del rinvio a giudizio si è trovato a organizzare e introdurre l’ennesimo convegno sul trattamento dei rifiuti cui hanno partecipato ministri, ex ministri, deputati dell’opposizione e rappresentanti di associazioni ambientaliste, anche di quelle che hanno prodotto voluminosi dossier su Latina Ambiente e su Colucci. Pochi giorni fa Kinexia ha siglato un accordo per rilevare Sei, società del gruppo Asm, gruppo che fa capo a diversi comuni della cerchia torinese. Kinexia pagherà con proprie azioni e con un prestito obbligazionario convertibile e così la municipalizzata piemontese diverrà socia (nonché creditrice) di Colucci. Nessun imbarazzo: un rinvio a giudizio non è certo una condanna, ma la sensazione è che in Italia la presunzione d’innocenza sia sempre più utilizzata come foglia di fico dagli amministratori pubblici e privati per continuare a fare affari con chi si sa benissimo come li fa.