“Le mafie ci uniscono”, nel 150° d’Italia campagna dell’associazione daSud
Nel clima saturo di celebrazioni retoriche e oleografiche ricostruzioni
dei 150 anni d’Unità irrompe l’allarme lanciato
dall’associazione daSud. Se non è stato possibile cucire
insieme i brandelli d’Italia nemmeno in occasione del giorno della
ricorrenza, e si fatica a riconoscere i tratti di una comune identità
nazionale, bisogna comunque riconoscere che “le mafie ci uniscono”.
Da Aosta a Palermo una lunga “conquista silenziosa”, attraversando
i sentieri delle complicità politiche e i salotti aperti dai “soci
rispettabili” dell’economia nostrana, ha risalito lo stivale occupando
da un capo all’altro il nostro Paese. E le mafie che nel 1861 venivano
scoperte, da fenomeni radicati e confinati nei luoghi della
questione meridionale, a distanza di un secolo e mezzo si presentano
ormai come un virus nazionale, uno dei principali collanti della
nazione tanto lacerata.
La recente notizia dell’ennesimo caso di infiltrazioni mafiose al
Nord, con lo scioglimento del consiglio comunale della cittadina ligure
di Bordighera, testimonia la pervasività della penetrazione
mafiosa. Mentre crollano le inconsistenti barriere erette in passato
dalle interpretazioni subculturaliste, basate su un’immagine del
Sud come immenso inferno dantesco popolato da diavoli e vittime
omertose, si sbriciolano le tesi minimaliste di chi nelle mafie ha
visto soltanto dei comuni fenomeni criminali.
Dal confronto con la realtà trova invece sempre maggiori conferme
l’interpretazione che scorge in esse una «patologia del potere»
e una speciale «patologia della modernità» (vedi da ultimo
quanto afferma Salvatore Lupo in “Potere criminale”). Difficile
spiegare altrimenti la resistenza temporale e l’adattabilità a contesti
molto differenti da parte di organizzazioni che si sono, non
certo da oggi, contraddistinte per l’abilità di operare dentro reticoli
sociali complessi e come soggetti “glocali”, capaci di agire
su scala ridotta e contemporaneamente nelle reti internazionali,
lecite ed illecite. Ma intanto l’“omertà di Stato”, condivisa da autorità
e istituzioni, lascia agire indisturbate cosche e fiancheggiatori,
lanciati in ogni direzione e verso qualsiasi forma di
investimento. Nel settentrione qualcuno ha da tempo scoperto
i vantaggi di certa emigrazione (di capitali), secondo l’antico
detto «pecunia non olet». Mentre al Sud, gli arresti di latitanti e
manovalanza, sono spesso sfruttati dagli esponenti di governo
per mascherare le lacune di un contrasto superficiale e rapsodico.
Partendo da questa analisi, che nelle mafie identifica uno degli
elementi strutturali della società italiana, daSud ha promosso
una lunga e articolata campagna che partirà il 14 marzo e proseguirà
per tutto il resto dell’anno. Manifesti e cartoline postali,
canzoni, video, spot radiofonici e flyer per il web, e ancora cartoni
animati, fumetti, eventi pubblici, mostre, fotografie e slogan.
Sono questi i tasselli di un percorso che cerca di coniugare
creatività, linguaggi diversi e nuovi spazi di partecipazione, e
vuole contribuire ad aprire una seria riflessione sul presente per
costruire un’Italia nuova, senza più mafie. Tutti sono chiamati
ad offrire il proprio contributo, partecipando alle tante iniziative,
ma anche attraverso la sezione dedicata alla campagna presente
nel sito dasud.it, dove sarà possibile trovare i materiali,
seguire gli eventi, inviare proposte e contenuti.
Per spezzare l’attuale alleanza tra le forze infette dell’economia,
della classe dirigente e della società, e rompere i nodi di un sistema
perverso che soffoca territori, persone e risorse a Nord
come a Sud, è necessario stringere un nuovo patto nazionale.
La società civile, le associazioni, il mondo del lavoro e della cultura,
la buona politica uniti possono diventare protagonisti di
una nuova lotta di liberazione nazionale, artefici del risorgimento
per una Italia antimafia. Adesso è l’ora di scegliere.
La scheda dell’associazione daSud onlus
Ricostruire memoria, mettere in rete le competenze, del Sud
e per il Sud. Elaborare idee innovative e di resistenza per
il Mezzogiorno. Ragionare attorno a una nuova e originale
identità meridionale.
Nasce nel 2005 in Calabria, con queste ambizioni l’associazione
antimafie daSud onlus, dalla volontà di un gruppo di donne e uomini
che sono partiti dal Mezzogiorno, ma non intendono lasciarlo
nelle mani di 'ndrangheta, camorra, cosa nostra e sacra corona
unita. E che, per questa ragione, lavorano a percorsi di comunicazione,
cultura, memoria, identità e ricercano, attorno a progetti
concreti, alleanze possibili tra cittadini, intellettuali, associazioni,
artisti, buona politica.
Sono tante le iniziative promosse nel corso di questi anni: tra queste
la “Lunga Marcia della Memoria”, per recuperare la memoria
delle vittime delle mafie, il progetto “e-migranti” sulla nuova emigrazione
intellettuale dal Sud, o il dossier “Arance insanguinate”
dedicato ai fatti di Rosario di gennaio 2010. Per non parlare
delle collaborazioni, come “Libeccio”, la collana della Round
Robin che racconta la storia delle vittime della criminalità organizzata
con il linguaggio del fumetto, o “Stopndrangheta.it”, il
primo archivio multimediale sulla ‘ndrangheta.
Da aprile 2009 inoltre l’associazione ha una nuova sede nazionale,
lo “Spazio daSud”, luogo aperto di incontro e sperimentazione
che si trova a Roma nel quartiere Pigneto (via Gentile da
Mogliano 168/170).
Contatti: www.dasud.it; fb:dasud onlus; telefono: 0683603427
fax: 1782733438